ISLANDA: isola di ghiaccio e di fuoco - Vaghi per il mondo

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ISLANDA: isola di ghiaccio e di fuoco

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Capita spesso che un viaggiatore si innamori di un luogo, di una località, di un paese, ma mai come in Islanda potrà innamorarsi di un solo suo aspetto tralasciando tutte le svariate sfaccettature di questa incredibile e meravigliosa isola. L’Islanda contrappone agli scorci tipicamente artici (popolati da ghiacciai e iceberg), una intensa attività vulcanica che si manifesta in superficie con spettacolari fenomeni geologici (geyser, solfatare, vulcani attivi, campi lavici, canyon).
Un viaggio in Islanda significa un idilliaco percorso attraverso la natura di uno dei luoghi più belli del mondo, situata appena al disotto del circolo polare artico e relativamente a pochi chilometri dalla Groenlandia.
Nota spesso con l’appellativo “isola  di ghiaccio e di fuoco” per la sua sorprendente dualità, racchiude nei colori della sua bandiera tutta la sua essenza: il bianco dei ghiacciai, il rosso dei vulcani e il blu del mare.

Percorrendo il perielio dell’Isola ci si trova di fronte a bellissime cascate colorate da velati arcobaleni (Gullfoss, Skogafoss, Svartifoss, Godafoss, Dettifoss – il suffisso “foss” significa infatti “cascata”); all'enorme ghiacciaio Vatnajokull, il più grande d'Europa; allo Skeidararsandur, ovvero il più grande sandur (delta glaciale) d'Islanda; allo Jokulsarlon, un azzurrissimo lago disseminato da iceberg che galleggiano e affondano fragorosamente nel lago; si può camminare sui diversi campi lavici e nella caldera dei vulcani, vicini alla lava fumante e a bacini d'acqua sulfurea; si può assistere (ogni 8 minuti precisi) alle regolari esplosioni di uno dei gayser (lo Strokkur) della località Geyser.
A ciò si contrappone la pressoché assenza di città: difatti soltanto due centri abitati superano i 20.000 abitanti, gli altri hanno una popolazione inferiore ai 3.500 abitanti, di cui la maggior parte conta solo poche centinaia di persone. Un altro aspetto piuttosto controproducente per qualsiasi viaggiatore è l’onere monetario, difatti l’Islanda è considerata uno degli stati più cari al mondo, i prezzi del cibo, degli alloggi e di ogni bene di prima necessità sono veramente proibitivi e un viaggio di una settimana in Islanda può risultare un vero e proprio salasso. Ma il viaggio, seppur carissimo, appaga il cuore del viaggiatore, lo cattura e lo seduce con le differenti meraviglie che l’Islanda offre. A prescindere dagli scenari lunari che si incontrano (distese a perdita d’occhio di campi lavici coperti da soffice muschio) ci si ritrova a percorrere la strada circolare numero 1, l’unica strada completamente asfaltata (salvo pochi tratti) che percorre il perimetro dell’isola. Le altre strade sono quelle che portano verso i centri abitati limitrofi alla strada circolare; vi sono poi strade sterrate che conducono all’interno dell’isola percorribili soltanto dai fuoristrada (e contrassegnate dalla lettera F). In Islanda non esiste ferrovia ma esiste un efficiente servizio autobus che conduce ai luoghi più “turistici” con partenza dalla capitale.
Tutti i centri abitati (di cui la maggior parte hanno una popolazione tra i 100 e gli 800 abitanti) sorgono sulle coste e vivono di pesca. Ciò non significa che questi paesi siano sperduti, al contrario ognuno ha i servizi indispensabili (supermercato, pompa di benzina, ospedale, scuola, banca, posta) e ogni località ha a disposizione ottimi alloggi in farm e guesthouse per i turisti.
Questo è stato l’unico viaggio per cui abbiamo dovuto affidarci ad un’agenzia per prenotare gli alloggi e il noleggio dell’automobile all’aeroporto di Keflavik, dopo il viaggio di circa 2 h da Londra. Vista la peculiarità della conformazione e della popolazione è sconsigliabile avventurarsi senza avere consapevolezza delle distanze chilometriche tra un paese e l’altro… a meno che non ci si voglia accampare e spingersi in un viaggio veramente open-air.
La lingua parlata è l’islandese (molto simile al norvegese antico, il norreno, la lingua dei colonizzatori vichinghi), ma il viaggiatore non troverà alcuna difficoltà perché gli abitanti conoscono alla perfezione l’inglese.
Una curiosità sta nel fatto che gli islandesi amano a tal punto le proprie tradizioni da difendere il proprio patrimonio linguistico dalle contaminazione con lingue straniere. Ciò si spinge anche nel divieto di battezzare un bambino con un nome straniero; in aggiunta a questo c'è da sottolineare che in Islanda non esistono i cognomi, ogni persona costruisce il proprio cognome con il metodo patronimico, ovvero con il nome di battesimo del padre con l'aggiunta del suffisso "son" se si tratta di un maschio (significa infatti figlio) oppure "dottir" se si tratta di una femmina. Ciò significa che i membri di una stessa famiglia avranno lo stesso cognome solo se sono fratelli o sorelle.
Considerando il fatto che la popolazione islandese si aggira intorno alle 320.000 persone (di cui più del 60% residente nella capitale Reykjavík), esiste soltanto una guida telefonica per tutta l'Islanda, in cui le persone vengono ordinate alfabeticamente per nome di battesimo, non per patronimico.
Se per caso voleste diventare cittadini islandesi ricordate che la cittadinanza viene rilasciata a patto che il vostro cognome venga cambiato, adottando un cognome islandese.
Sicuramente uno degli stati più fantastici d’Europa, di cui conserveremo sempre vivo uno straordinario ricordo, consapevoli che uno svariato numero di aggettivi non basterebbero a descrivere le entusiasmanti meraviglie d’Islanda.


Fabrizio Vaghi

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